Di THC si parla spesso. In molti casi, lo si fa con poca cognizione in merito alle sue caratteristiche. Nessun problema! Con la giusta informazione, è possibile porre rimedio. Se vuoi scoprire alcune curiosità interessanti su questo principio attivo della canapa (comunemente chiamata Cannabis Light), non devi fare altro che seguirci nelle prossime righe di questo articolo.
THC: di cosa parliamo di preciso?
Iniziamo, prima di tutto, a capire bene cos’è il THC. Quando lo si chiama in causa, si inquadra il più importante principio attivo della canapa nonché punto di riferimento nell’ambito dei fitocannabinoidi. Conosciuto anche con il nome scientifico di delta-9-tetraidrocannabinolo, ha diversi isomeri. Due di essi, sono presenti nella pianta di canapa.
Gli effetti sul dolore
Il THC può avere effetti positivi sul dolore. A tal proposito può tornare utile il punto di vista del Professor Steve Alexander, associato di farmacologia molecolare presso la University of Nottingham Medical School. In alcune dichiarazioni rilasciate nel 2019, l’accademico ha fatto presente che il THC è in grado di attivare diversi recettori presenti nel sistema endocannabinoide. Due di essi si trovano rispettivamente a livello delle cellule nervose e del sistema immunitario. Nei casi in cui si ha a che fare con l’attivazione del primo, si riesce ad apprezzare una riduzione degli stimoli dolorosi.
Il suo isolamento risale al 1964
Quando è stato isolato per la prima volta il THC? Meno di 60 anni fa. Tutto è iniziato nel 1964 in Israele grazie ai tre scienziati Raphael Mechoulam, Yechiel Gaoni e Habib Edery. Questo team aveva già lavorato assieme. Allo stesso anno sopra citato, risale infatti la scoperta del CBG, cannabinoide noto con il nome di cannabigerolo e derivante dall’acido cannabinoidico CBGA. Tornando al THC, facciamo presente che il primo tentativo riuscito di sintesi è arrivato nel 1965. Il secondo, invece, nel 1967.
A causa di una decisione di Mechoulam, che scelse di dare il merito della rivoluzionaria scoperta soprattutto alle conoscenze sulle peculiarità della canapa sviluppatesi all’inizio del secolo breve, sono in molti a non associare la scoperta del THC ai loro nomi.
Molto spesso, quando lo si chiama in causa, si tende infatti ad associare i nomi di altri due scienziati, ossia Roger Adams e Alex Todd.
Le differenze con il CBD
Chi non ha confidenza con il mondo della canapa, tende spesso, quando sente parlare di THC e CBD, a pensare che le differenze non siano poi così tante per via della struttura molecolare con caratteristiche affini (l’unica differenza è sostanzialmente legata alla disposizione degli atomi di carbonio, idrogeno e ossigeno).
Sbagliato! Prima di tutto ricordiamo che stiamo parlando dei due principi attivi della pianta più famosi in assoluto. Il secondo aspetto da sottolineare riguarda il fatto che, come già accennato, le differenze sono sostanziali. Il THC è infatti psicoattivo. Il CBD o cannabidiolo, isolato per la prima volta nel 1942 negli USA da Roger Adams, è invece privo di questi effetti. Inoltre, come dimostrato da diverse ricerche scientifiche negli ultimi decenni, sarebbe addirittura in grado di attenuare gli effetti psicotropi del THC.
I possibili effetti neuroprotettivi
Il THC è al centro di tantissime ricerche scientifiche. Da quando è stato sintetizzato per la prima volta, la comunità dei ricercatori si è spesa a livello mondiale per scoprire qualcosa di più sulle sue caratteristiche. Tra gli aspetti da ricordare al proposito rientrano i potenziali effetti neuroprotettivi. Secondo diversi studi, il THC sarebbe in grado di proteggere il cervello dai fenomeni infiammatori, favorendo anche la neurogenesi (ossia la crescita di nuovi neuroni).
La presenza nel sangue
La presenza nel sangue del THC può essere rilevata dai 3 ai 5 giorni dopo l’assunzione del principio attivo. Le sue tracce nelle urine rimangono invece per molto più tempo. In questo caso, infatti, si parla di un lasso di tempo compreso tra le 4 e le 6 settimane (range che riguarda i consumatori abituali).